Un pensiero per Paolo Bosusco

Un pensiero per Paolo Bosusco

Nella speranza che Paolo Bosusco presto ritorni libero, vorremmo segnalare qui il suo sito. Per tutti quelli che si fidano solo delle informazioni superficiali della stampa ufficiale  che in questi giorni hanno riportato altrettanto superficialmente notizie su di lui e sul suo modo etico di lavorare. Per tutti quelli che cercano di risolvere semplicisticamente la questione con commenti critici sul suo operato, riportiamo qui di seguito un estratto dal suo sito, nella pagina Avvisi e Consigli, che ci fa capire il suo modo rispettoso di far conoscere la verità di un paese:

Paolo Bosusco in uno dei suoi trekking“La maggior parte dei trekking si svolge in zone completamente incontaminate da qualsiasi tipo di turismo, è necessario perciò avere molta adattabilità e spirito di collaborazione. Ci sono poi alcune regole da seguire, per tutti i trekking tra le popolazioni tribali, particolarmente per i gruppi più isolati.

 Occorre molta discrezione nei rapporti con questi popoli, specialmente con alcune tribù dove ad esempio il rifiuto della fotografia è anche legato a motivi magici. Così, spesso bisogna resistere all’impulso di fotografare qualcuno molto fotogenico, per motivi di sicurezza e incolumità, la propria e quella dell’intero gruppo. Ad esempio con i famosi Bonda (ma anche con i Kutia Khond e con altri gruppi tribali), il rischio di ricevere una freccia in pancia è concreto, anche solo per piccoli sgarbi o scortesie.

Evidentemente dopo essere stati ospiti di un villaggio, ed esserci conosciuti meglio reciprocamente, qualche foto domandando prima il permesso sarà possibile farla. Infine in alcuni villaggi saranno loro stessi a chiedere di essere fotografati, ma sarà solo per curiosità, non per soldi.

Non mercifichiamo il rapporto con i tribali; quindi nessun regalo, neanche ai bambini!

Nella spesa del trekking è già inclusa una quota che sarà versata alla famiglia o al capo villaggio nel caso si dorma in una loro capanna o si acquisti provviste varie o si usi la loro collaborazione per qualsiasi altro servizio. Nei rapporti con i tribali, al di fuori di questa spesa, non dev’esserci nessun altro tipo di transazione commerciale.

All’interno dei villaggi si dovrà sempre cercare di minimizzare il nostro impatto e comportarci con delicatezza. In alcuni villaggi isolati è meglio evitare di toccare oggetti, case o persone, poiché ci sono a volte dei tabù impensabili.

Per quanto riguarda i trekking all’interno dei parchi e santuari naturalistici, l’aspetto più importante da considerare è quello della sicurezza; questo implica un seguire fedelmente le nostre istruzioni. All’interno dei parchi dovremo adattare i nostri ritmi di vita a quelli degli animali, e ciò significherà a volte sacrificare alcune comodità.

Non bisogna aspettarsi una visione di tipo savana africana con migliaia di animali tutto attorno a noi, al contrario le giungle indiane danno al primo impatto una sensazione di assenza di vita, specialmente in alcune ore della giornata. Gli animali ci sono, ma solo con l’esperienza, la conoscenza delle loro abitudini, il minimizzare la nostra presenza e soprattutto pazienza, sarà possibile avvistarli.

L’abbigliamento consigliato è con colori che si mimetizzino con i colori della giungla (da evitare assolutamente il bianco!); occorre inoltre limitare urli, rumori, suoni, ecc.

Chi condivide tutto questo farà un trekking bellissimo, indimenticabile, chi invece non se la sente di assumersi questi piccoli obblighi, farebbe meglio a rivolgersi ad altre agenzie”.

Qui il link al sito di Paolo Bosusco:
www.orissatrekking.com

Ciao Paolo, noi ti pensiamo

 

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