Una strana partita di pallone
Spesso durante i nostri viaggi abbiamo vissuto esperienze che meritavano di essere raccontate con maggiore respiro rispetto al diario, con più inventiva, con enfasi, con ironia.
Per questi motivi abbiamo raccolto qui quelle che per ora hanno visto la luce. Altre sono ancora nel cassetto ma appena possibile si aggiungeranno alle esistenti per arricchire queste pagine che mescolano realtà e fantasia.
Buona lettura.
Una strana partita di pallone
Gili Air, Gili Travangan, Gili Meno
Come in un gioco di scatole cinesi: le isole Gili sono tre piccole isole, al largo di un’isola: l’isola di Lombok, che a sua volta è una delle migliaia di isole dell’arcipelago indonesiano.
Ma forse tutto il mondo è un’isola, per cui passiamo oltre.
A bordo di una piccola barca si può lasciare Lombok e regalarsi alcuni giorni di pace assoluta sulla più piccola delle tre Gili, che appunto si chiama Gili Meno.
Per un poco di tempo si deve infatti fare a meno della luce elettrica, dell’acqua dolce, delle scarpe, delle auto…ma Gili Meno è un piccolo paradiso in miniatura e quello che toglie lo restituisce in modo nuovo.
Il guardiano della luce
Si può fare base in una casetta di legno proprio in riva al mare, a pochi metri dalla spiaggia e camminando sulla sabbia salire tre soli gradini per ritrovarsi sul portico dove trovare un piccolo tavolo e due belle sedie. Dentro ti aspetta una semplice stanza con solo un lettone gigante e un bagno dal quale sgorga acqua salata. Dopo una giornata molle e senza meta ci si ritira sul portico, con un bel libro, e si ascolta il silenzio rotto dalle onde stanche.
Quando scende il buio arriva silenzioso il guardiano della luce che appoggia sui gradini la lampada a petrolio per la notte. Arriva, appoggia, se ne va: in silenzio, senza una parola. A volte neppure ti accorgi del suo passaggio.
Alzi gli occhi dalla pagina e la tua piccola luce è lì, come il regalo prezioso di un angelo timido.
Ristorante albino
A Gili Meno si è sempre in riva al mare. Quasi sempre. L’ isola è talmente piccola che si può percorrere il suo perimetro in meno di due ore. E proprio dalla riva del mare, accecati da troppe ore di sole, percorriamo dieci metri con fatica e ci accasciamo all’ombra di una tettoia di paglia, il piccolo ristorante “albino”. Una birra, due galline sotto il tavolo, un gatto bollito dal caldo sotto ad una palma.
Cosa puoi fare d’altro se non scambiare un po’ di vita con il ragazzo che gestisce il bivacco? E’ un giovane indonesiano albino, capelli e sopracciglia bianche, che ha appeso ai pali che reggono la tettoia fotografie e cartoline del Nepal e sogna le montagne, sperando di poterle raggiungere un giorno. Ma per ora si limita a sognare e passa il tempo a pescare e dormire e servire birra calda ai viandanti.
Ti volti un attimo, poi ti rivolti, ed ecco che il gatto è sparito. Sono le sei, il sole tramonta all’equatore.
Later…later…
Seduti in veranda, sulla riva del mare, a zonzo per i sentieri sabbiosi del minuscolo entroterra, immersi nell’acqua di cristallo, sotto la doccia salata, nel dormiveglia di un torrido primo pomeriggio: i momenti si susseguono come immobili. Unico filo conduttore sono i bambini che vendono gli ananas dolci e succosi appena raccolti. Dopo il terzo che mangi cominci a rifiutare e loro lo sanno, ma non smettono di tentare. Oramai si rispondono da soli: “Pineapple! Pineapple! … Later, later…” e ridono.
Ma se la voglia ti prende ecco un giovane folletto che con abilità e munito di un piccolo machete trasforma un ananas in un grosso gelato da impugnare per il “picciolo” sfrondato e addentare con voluttà. A questo punto il resto del mondo può attendere: …later…later…
Il punto G del massaggio
A Gili Meno può capitare di restare sdraiati e intontiti sulla spiaggia fino alle cinque del pomeriggio, un’ora esatta prima del tramonto, e non capire che cosa è successo: sei già morto e stai sperimentando Dio? Hai vinto alla lotteria e non lo sapevi? Stai vivendo il tuo ultimo desiderio prima della fucilazione? Hai acquistato una droga eccellente? Che importa, goditi il paradiso…
Poi dall’orizzonte vedi avvicinarsi, lente e solenni, due ombre imponenti: Godzilla e sua cugina. Ti offrono un massaggio e tu, ubriaco di calore, ignaro, accetti. Sdraiato sulla sabbia, ti affidi alle loro mani sapienti sperando di toccare il nirvana.
Ma quando ti accorgi che forti mani nodose ti stanno scorticando vivo, abraso dall’olio mescolato ai granelli di sabbia, e senti il rumore inquietante di ossa spezzate, le tue, coperto solo da chiacchiere e risate delle due matrone indonesiane che ti stanno torturando, oramai è troppo tardi, veramente troppo tardi!
Danzando con il pallone
Ecco una cosa incredibile da vedere, unica davvero.
Se qualcuno non ci crede allora prenda un aereo, attraversi mezzo mondo, si faccia ore di bus, di barchette, di chilometri a piedi con lo zaino in spalla, si faccia mangiare vivo dalle zanzare e almeno due giorni di sciolta sul gabinetto e poi parli. Perché se è pronto a tanto allora potrà godersi lo spettacolo della più surreale partita di pallone mai vista a memoria d’uomo.
Il campo: una spiaggia, naturalmente sabbiosa, in forte pendenza e con inevitabile spostamento del gioco verso le onde.
I giocatori: due gruppi di uomini di numero imprecisato, scalzi, con divisa-pareo di vari e sgargianti colori.
Le regole: un impianto stereo en plain air, un pallone da contendersi, ad ogni fallo un arbitro che fischia e fa partire la musica, ferma il gioco e costringe tutti a ballare fino al nuovo fischio, e via di nuovo a correre…naturalmente verso il mare, dove scivola inesorabilmente la palla.
E la moviola? Beh, a che serve? Qui il tempo scorre lento, a ritmo ma lento.
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