Peru’ 2002

Peru: il cielo degli Incas

Dalla Bolivia al Peru

Dalla Bolivia al Peru. Come in trance al mattino ricomponiamo gli zaini: due magliette sporche, quattro calzini oramai legnosi, il resto addosso per proteggersi dal freddo. Si riparte, destinazione Cuzco. Dopo poche ore arriviamo al confine: si scende, la frontiera si attraversa da pedoni dopo il controllo documenti. Un’esperienza; da ora in poi potremmo dire di aver camminato dalla Bolivia al Peru.

Peru - tribù Uros - lago Titicaca

Peru – tribù Uros – lago Titicaca

La prima tappa del viaggio ci lascia a Puno, una bella cittadina affacciata sulle rive di una grande baia. Dobbiamo attendere quattro ore la partenza della coincidenza per Cuzco e ci consigliano di visitare le isole degli Uros. Non rifiutiamo di certo. Con una piccola barca partiamo dal porto di Puno e approdiamo sulle terre degli Uros: isole costruite dall’uomo acccumulando strati su strati di canne. Le piccole isole sono come zattere alla deriva, ognuna porta poche capanne, due o tre famiglie di un popolo orgoglioso e antichissimo. Attraccate ad ogni isola le canoe degli Uros paiono navi vichinghe leggere e colorate.

Il tramonto improvviso ci chiude lo sguardo: torniamo a Puno e ripartiamo per la favolosa Cuzco: l’ombelico del mondo. Ci arriviamo alle quattro di notte, storditi come non mai. Ci aspetta il nostro Tour Operator: la dolcissima moglie dell’agente abilissimo che ci ha venduto il pacchetto Machu Pichu a La Paz. La povera donna ci ha atteso in stazione dalla mezzanotte, con una pazienza a noi sconosciuta. Ci porta all’hotel che ci alloggia in una stanza sul retro, senza finestre. Va bene. Un giaciglio è un giaciglio. Il sole resti fuori. Noi abbiamo bisogno di dormire.

Peru - Ollantaytambo

Peru – Ollantaytambo

Oggi si parte per raggiungere Machu Pichu, il luogo sognato da sempre. Ma non siamo appena arrivati ? Va bene, non c’è tempo. Percorriamo i primi chilometri su due mini bus locali, stipati tra galline e matrone peruviane munite della famosa bombetta. La nostra dolce accompagnatrice ci porta per mano per una lunga tratta: ha con sé suo figlio che non pare particolarmente felice del viaggio imprevisto.

Ci sentiamo a disagio. Verso mezzogiorno ci fermiamo per qualche ora a Ollantaytambo, un piccolo paese dominato dalle montagne circostanti che conservano sulle pendici una splendida fortezza inca. Dobbiamo attendere la partenza, verso sera, del treno a scartamento ridotto che ci porterà ad Aguas Calientes, campo base per il Machu Pichu. Il treno è l’unico mezzo che percorre la strettissima valle che termina sotto la mitica montagna. All’arrivo un’altra donna ci attende e ci conduce al nostro accampamento notturno: un albergo nella via stretta e ripida che taglia in due il paese.

Peru - Agua Caliente

Peru – Agua Caliente

La cena la consumiano in un posto qualunque ma Sigfrido, giustamente, vuole mangiare cibo locale e ordina il cuy. Cosa è il cuy ? E’ un antico piatto prelibato inca: in pratica è quello che noi conosciamo come porcellino d’india. Spero almeno che non lo servano intero. Lo servono intero, sdraiato su un fianco su un materasso di patate ! Niente sentimentalismi, ma l’immagine è imbarazzante. Ammettiamolo, anche il carnivoro fa una certa fatica.

Machu Picchu

Alle sei del mattino siamo tra i primi a raggiungere la cima. Forse arrivare a Machu Picchu con il trekking che segue il sentiero degli Inca sarebbe stato ancora più suggestivo, ma il poco tempo non ce lo ha permesso. Il bus si inerpica su per le ultime curve tra la foresta ed eccoci in cima. Temiamo una piccola delusione: quante volte abbiamo ammirato foto e documentari di questo luogo?

Ma come si scollina e si giunge a Machu Pichu si viene proiettati immediatamente dentro ad un sogno: le pietre grigie delle costruzioni, il verde fitto delle montagne circostanti, il fiume che scorre come un serpente d’argento laggiù in fondo alla valle, il silenzio, il cielo cupo carico di nuvole. Restiamo a lungo senza parlare: non serve parlare. Il Machu Pichu parla direttamente alla nostra memoria ancestrale. Scesi nuovamente ad Agua Caliente vaghiamo tra una birra Cuzquena e l’altra in attesa del treno che ci ricondurrà a Cuzco.

Peru - Machu Picchu

Peru – Machu Picchu

Il viaggio è lungo e lento, tra vacche che ruminano sulle rotaie e villaggi pericolosamente costruiti a ridosso della ferrovia. Giungiamo in prossimità della città, che si adagia in una conca circondata da colline. Il treno deve raggiungere il fondovalle e lo fa in maniera curiosa: a noi pare di andare semplicemente avanti e indietro, ma in realtà ad ogni “oscillazione” ci avviciniamo sempre più alle luci della città.

Dondoliamo dolcemente verso Cuzco percorrendo tratti di ferrovia che disegnano sulle pendici una zeta perpetua. Torniamo nell’albergo già visitato e strappiamo una stanza con finestra. Signori, che lusso! Cuzco merita una sosta e decidiamo di girovagare tutto il giorno tra le sue grandi piazze, le sue strette strade, alcune ripide come non mai con scalinate praticamente verticali, visitiamo il museo, ci spingiamo a piedi fuori città, sulla cima delle colline circostanti, dove sorge la fortezza di Saxahuayman.

Peru - Saxahuayman

Peru – Saxahuayman

Palazzi e muri di cinta di pietre imponenti e scure, la testa del giaguaro che disegna nel progetto antico la forma mitica della città, che veniva chiamata l’ombelico del mondo. Piedi permettendo camminiamo fino a sera, e ceniamo a suon di musica: un fantastico gruppo locale di ragazzi molto giovani mescola sonorità tradizionali e modernità. Bravissimi a cantare e a suonare. Non abbiamo in tasca soldi a sufficienza per comprare un loro CD. Vergogna.

Il volo del Condor

Il giorno successivo, come schegge impazzite, siamo già in volo per Arequipa sempre più vicini alla fine del viaggio. Scendiamo in un micro aereoporto meno attrezzato di una stazione di treni e al ritiro bagagli ci sembra di aver masticato troppe foglie: ma quel tizio che cerca la sua valigia non è Luigi Berlinguer ? E la signora non pare la Mafai ? Lasciamo perdere, dev’essere la stanchezza. Arriviamo in città e troviamo per dormire un albergo che, avendo finito le stanze, ci alloggia in una specie di appartamento con tanto di cucina e giardino condominiale. Altro che Sheraton!

Scarichiamo i fetidi zaini e uniamo il giro esplorativo della città all’organizzazione del tour Canyon del Colca dei due giorni a venire. Ma fermi mai ? Giammai ! Tutta la giornata successiva trascorre in viaggio verso il Canon del Colca, meta unica per vedere da vicino i condor andini. Arriviamo nel pomeriggio a Chivay, ci assegnano di forza le camere, ci convocano alle cinque del mattino per il giorno seguente e finalmente siamo liberi.

Peru - Canon del Colca

Peru – Canon del Colca

Vaghiamo nel nulla anche perché non è che ci sia molto da vedere, dormiamo un poco e dalle sette a mezzanotte ci accampiamo in un piccolo locale accogliente che spara musica rock dalle casse (!?!). Una birra, un’altra, qualcosa da mangiare: si uniscono Gioia e Chuck, due compagni di questa tratta di viaggio e tra una chiacchiera e un bicchiere si fa ora di andare a svenire nel letto. Sotto coperte brinate.

La colazione sembra il pasto dei carcerati, tutti stipati in un retro cucina, con turni per sedersi. E’ buio e approfittiamo della prima parte del tragitto in bus per proseguire il sonno. Il sole ci sveglia e ci accorgiamo di percorrere una lunga e bellissima valle, in alcuni tratti profondissima. Speriamo che il bus tenga la strada. Il Canon del Colca è splendido e imponente, una ferita affondata nella montagna. Camminiamo per un tratto lungo l’abisso: una vertigine.

Peru - condor andino - Canyon del Colca

Peru – condor andino – Canyon del Colca

Sulla sinistra le pendici della montagna e le vizcache (cincillà per noi) , cibo dei condor, sulla destra un salto di 1200 metri, nel cielo sopra di noi i rapaci. In alcuni tratti arrivano a volare a poche decine di metri sopra la nostra testa. Sono enormi e bellissimi e le loro planate a cerchio ci ipnotizzano e ci inquietano. Alla fine del sentiero arriviamo alla Cruz del Condor e reincontriamo Berlinguer.

Coca non ne abbiamo masticata. Chiediamo di fare una foto insieme. Giusto per poterci credere al nostro ritorno. Torniamo ad Arequipa, dimentichiamo portafoglio e passaporto sul bus (bella cazzata), li recuperiamo non si sa bene come al costo di una mancia di 20 dollari. Alla sera bicchiere della staffa con Gioia e Chuck e cena. Buonanotte Arequipa.

La principessa dei ghiacci

Abbiamo un giorno intero per girare la città, visto che il nostro bus per Nazca parte di sera per viaggiare la notte. Arequipa è una bella città delle Ande occidentali: siamo a 2325 metri e ci sempra pianura dopo le altezze dei giorni passati. Trascorriamo quasi tutto il tempo dentro il Monastero di Santa Catalina.

Alte mura grigie chiudono un intero isolato: dentro c’è il monastero che è una vera e propria città nella città con strade, piazze, giardini, abitazioni, chiese. La scoperta incredibile è che in questo spazio i muri, le finestre, le porte sono dipinte a colori sgargianti: arancione, blu, giallo. Un paradiso per gli occhi e l’obiettivo della macchina fotografica.

La storia del monastero è curiosa: costruito nel 1580 come luogo religioso divenne presto un gineceo di dame, più che di monache, decisamente allegre e gaudenti. Forzate alla vocazione dalle famiglie trovarono così una personale via di fuga. Mica male.

Peru - Arequipa

Peru – Arequipa

Visitiamo ancora il museo della Principessa dei ghiacci, Juanita, la mummia perfettamente conservata di una giovane adolescente sacrificata sui ghiacci del vulcano Apu Ampato a 6000 metri di altezza. Impressionante. Entriamo nella cattedrale di Plaza des Armas e rimaniamo affascinati dallo splendido e imponente organo ancora funzionante. Oggi è il compleanno di Sigfrido e lo festeggiamo con una cena sulla piazza principale di Arequipa, accompagnati da musicanti locali come sempre. Ma suonano bene. E il vino è buono. La vista splendida. Ottimo addio alla città.

Dopo aver viaggiato tutta la notte su un bus più moderno dei precedenti, ma con aria condizionata a – 15° fissa, arriviamo all’alba a Nazca, ci piazziamo in una pensione qualsiasi e decidiamo subito di affrontare l’impresa del volo sulle linee: pensarci potrebbe voler dire rinunciare. Non sia mai! Con un taxi raggiungiamo il piccolo aereoporto da cui partono i microscopici aerei da turismo. Io vacillo, Sigfrido si eccita. Io faccio resistenza. Lui paga. E’ fatta, oramai bisogna salire.

Peru - Nazca - prima del volo

Peru – Nazca – prima del volo

Aereo a 3 posti più il pilota, un baffone con tanto di divisa e mostrine. Andiamo! L’aereo ronza, più che rombare, sulla pista e tra uno scossone e l’altro ci alziamo. Strano, non ho paura. L’aereo si piega di quasi 90° su ogni linea per consentirci una migliore visuale.

La prima virata è un po’ inquietante, alla seconda ci abbiamo già fatto l’abitudine. Nessuna paura, anche perché si viene immediatamente conquistati dalla magia di questi strani segni nel deserto, (scimmia, ragno, uccello, cane, lucertola, condor…) visibili solo da questa altezza, alcuni lunghi 180 metri, dalle proporzioni perfette. Le teorie sulla loro origine e il loro scopo sono molte: non importa sposarne una, sono semplicemente e splendidamente misteriose.

Peru - le misteriose linee di Nazca

Peru – le misteriose linee di Nazca

Torniamo in pensione a riposare e nel tardo pomeriggio girovaghiamo per Nazca che, oltre alle linee ha veramente molto poco da offrire. Finiamo a cenare da The Grumpy’s, un piccolo ristoro gestito da due giovani fidanzati. Passiamo la serata a parlare con loro e con la nonna, presente e tagliente come non mai. Ancora oggi ci scriviamo con Carlos Leon Seminario in uno scambio Italia-Peru via internet. Santa tecnologia.

Paracas

Prossima tappa penisola di Paracas con pernottamento a Pisco, città del brandy: come saltarla? Viaggo canonico in bus, ricerca di bivacco notturno e organizzazione della gita del giorno a venire alle Isole Ballestas. Il resto del pomeriggio lo trascorrriamo facendo una lunga passaggiata fino sulla riva dell’oceano, tra alberghi fine secolo diroccati, moli abbandonati, piccoli pellicani feriti sulla riva del mare e “bambini crudeli” che ci giocano.

Li affrontiamo come paladini verdi, ma il risultato è scarso. Ci guardano come marziani. Certe volte è dura accettare che la tua cultura non può assolutamente essere compresa ad altre latitudini. La giornata trascorsa su e giù per la penisola è un’orgia naturalistica: attraversiamo deserti di sabbia, costeggiamo l’oceano e ci avventuriamo giù per le scogliere fino a raggiungere punti dove le onde, nei secoli, hanno scavato archi di roccia e caverne profonde, camminiamo su un lungomare ricoperto di granchi e conchiglie, prendiamo una piccola barca che ci fa arrivare fino al Parco Naturale delle isole Ballestas, regno di migliaia di uccelli di decine di specie diverse e dei leoni marini.

Peru - Paracas - Isole Ballestas

Peru – Paracas – Isole Ballestas

La giornata è grigia ma non toglie fascino a questo paradiso. Prima di salpare avviciniamo sulla spiaggia enormi e buffi pellicani e durante l’attraversata veniamo accompagnati da stormi di uccelli in volo radente sul pelo dell’acqua. Arriviamo con la barca vicino ad una grossa insenatura: la spiaggia dei leoni marini. I maschi, sulla riva, mugghiano cupi: un suono inquietante. Attorno al nostro scafo le femmine, curiose, affiorano fino quasi a farsi toccare.

Un piccolo pinguino di Humboldt, impacciato sulla terraferma, scivola dalla scogliera come un clown involontario. La cima delle isole è bianca come neve. Non è neve: le isole sono una miniera di guano inesauribile. Tappa pranzo in un ristorante-chiosco affacciato su una baia deserta, accompagnati dal ritmo di un vecchio percussionista locale. Sulla strada del ritorno reincontriamo in una laguna sul mare i fenicotteri rosa che avevamo lasciato a 5000 metri in Bolivia e visitiamo un piccolo e interessantissimo museo spuntato dal nulla. La giornata è stata intensa. Abbiamo accumulato molte cose da ricordare.

Peru - Paracas - Isole Ballestas

Peru – Paracas – Isole Ballestas

Mai stanchi di ripartire, dopo la notte a Pisco eccoci alla volta di Ica. Qui troviamo alloggio nell’albergo piu’ brutto e scassato di tutto il viaggio: scale buie, stanze tipo celle di prigione, vetri rotti alle finestre, materasso sudicio senza lenzuola, mono lampadina da 3 watt che penzola tristemente dal soffitto. Questo c’è. Questo si prende. Per non avvilirci troppo decidiamo di passare il pomeriggio tra le dune del deserto che circonda Ica. Raggiungiamo Huacachina in mezz’ora. Il paese è costruito attorno ad un piccolo lago ed è circondato da alte dune di sabbia: un’oasi, così come ce l’hanno descritta nei libri.

Peru - Ica - le dune

Peru – Ica – le dune

Il divertimento qui è affittare le tavole, tipo quelle da snowboard, arrampicarsi ansimando fino sulla cima delle dune e lanciarsi giù a tutta velocità. Cazzate da turisti: lo facciamo comunque. Imbrocchiamo due o tre voli da manuale e finiamo con etti di sabbia infilati in ogni orifizio possibile. Proprio in tutti? In tutti. E’ ora di tornare a dormire nella nostra cella a pagamento. Domani si torna a Lima.

Di ritorno a Lima

Partiamo per Lima con un bus a due piani e ci piazziamo appiccicati al vetro davanti proprio al piano superiore, sulla testa del guidatore. La strada ci scorre accanto, ci corre davanti. Per lunghi tratti costeggiamo l’oceano grigio e agitato e attraversiamo interminabili tratti di deserto sabbioso e fangoso sul quale sorgono come funghi piccole baracche di legno costruite da campesinos che così rivendicano la proprietà della terra. Sembra una landa di fantasmi: lungo la costa la garua prende possesso di ogni cosa e la rende grigia e opaca. Lima è sempre più vicina.

Peru - verso Lima

Peru – verso Lima

Troviamo alloggio in un hotel vista tangenziale: d’altronde il viaggio è pressochè terminato e i soldi anche. Piazziamo il lurido bagaglio in stanza e facciamo una passeggiata per le vie di Miraflores, in attesa della cena. Lima è una metropoli di circa 8 milioni di persone ma incredibilmente incontriamo per strada Gioia e Chuck da cui ci eravamo separati molti giorni fa. Decidiamo di festeggiare il fine viaggio insieme e finiamo per mangiare in un ristorante che ci regala un dopo cena indimenticabile: un giovane cantante sovrappeso dall’aspetto macho assolutamente non corrispondente ai suoi evidenti gusti sessuali è la star del locale.

La specie di dragqueen trascinante e istrionica è accompagnata da un gruppo di musicisti over cinquanta in giacca e cravatta, molto bravi ad onor del vero. Seduto ad un tavolo al fondo del locale, nascosto dal fumo di sigaretta, il manager: un Al Capone peruano dallo sguardo cattivissimo. Ci sentiamo comparse di un b-movie anni ’70. Beviamoci su.

Peru - Lima di notte

Peru – Lima di notte

Decidiamo di rimuovere la tristezza dell’ultimo giorno di viaggio riempiendo la giornata con un po’ di tutto: facciamo un giro nella zona dei mercati e compriamo souvenir vari, anche di dubbio gusto. Visitiamo lo splendido ed enorme Museo de la Nacion che offre una panoramica completa della storia peruviana, con reperti di pregio e di grande impatto visivo. Camminiano senza meta per chilometri e arriviamo sul lungomare in un punto dove la scogliera scende a picco sull’oceano.

Da qui si involano colorati deltaplani così belli che quasi ci viene voglia di provare. Costa troppo; non se ne fa niente (bella scusa!). Girovaghiamo in una specie di centro commerciale futurista costruito sulla scogliera, e torniamo verso la zona di Miraflores per l’ultima cena peruviana. Purtroppo ci imbattiamo nel peggior vino mai assaggiato in tutta la vita, praticamente un misto tra aceto e cherosene.

Peru - Lima di notte 2

Peru – Lima di notte 2

Torniamo in albergo, ricostruiamo il bagaglio e in attesa di farci portare in aereoporto scambiamo quattro chiacchiere al bar dell’hotel con un taxista molto simpatico dalla parlantina irrefrenabile: quando, non so come, scopre che non mangio carne arriva anche a spiegarci per filo e per segno una ricetta per cucinare il gatto. Va bè, voglio pensare che ci stesse prendendo in giro. Ma non penso. Arriva il nostro taxi, una corsa nel buio verso l’aereoporto, ancora una breve attesa poi volo Lima, Peru – Caracas-Milano. Alla dogana italiana nulla da dichiarare, anzi sì: ma cosa ci facciamo di nuovo qui ?……

 

 

 

mappa del Perù

18 agosto 2002 – Copacabana – Lago Titicaca – Puno – Isole degli Uros – Cuzco

19 agosto 2002 – Cuzco – Ollantaytambo – Agua Caliente con bus e treno

20 agosto 2002 – da Aguas Calientes a Machu Pichu – ritorno a Cuzco in treno – in giro per Cuzco – Saxahuayman

21 agosto 2002 – da Cuzco a Arequipa in aereo – in giro per Arequipa

22 agosto 2002 – da Arequipa a Chivay – Canon del Colca in bus

23 agosto 2002 – Canon del Colca – ritorno ad Arequipa in bus

24 agosto 2002 – in giro per Arequipa – Monastero di Santa Catalina – partenza di notte per Nazca in bus

25 agosto 2002 – Nazca – tour aereo sulle linee di Nazca – in giro per Nazca

26 agosto 2002 – da Nazca a Pisco in bus

27 agosto 2002 – Riserva Nazionale di Paracas  – Isole Ballestas in barca

28 agosto 2002 – da Pisco a Ica in bus – in giro per Ica – dune di sabbia

29 agosto 2002 – da Ica a Lima in bus

30 agosto 2002 – in giro per Lima – volo notturno per l’Italia via Caracas

 

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